Le origini: Giornalista per caso

Accadde per caso. Era il primo novembre 1986, 37 anni fa, quando un terribile incendio devastò un deposito chimico di pesticidi della ditta chimico-farmaceutica Sandoz, nell’area industriale di Schweizerhalle, situata fra le cittadine di Muttenz e Pratteln, nei pressi di Basilea, sulle rive del fiume Reno.

 Quella sera tutti i TG, svizzeri e non solo, si preoccupavano di mettere in guardia dai fumi, invitando gli abitanti a tener chiuse le finestre cercando anche di tranquillizzare la popolazione, come sempre accade quando si teme il diffondersi del panico. Nessuno in quei primi momenti fece caso a dove finiva l’acqua usata per lo spegnimento….. o forse i responsabili non vollero pensarci.

Guardavo le immagini e i getti d’acqua che i pompieri dirigevano sulle fiamme in un luogo dove solo pochi mesi prima avrei potuto scegliere di lavorare. Mi ero da poco trasferita dall’Università di Zurigo in Canton Ticino. Pensavo ai miei ex colleghi, assistenti universitari come me, che avevano scelto invece le grandi ditte farmaceutiche, alcuni proprio la Sandoz.  E pensavo al Fiume Reno che scorreva accanto ai depositi di Schweizerhalle. “Santo cielo” ho pensato “morirà tutto e nessuno se ne accorge…..”

Ho preso la macchina per scrivere (a quel tempo ancora si usava la macchina per scrivere!) e ho scritto un articolo che spiegava cosa sarebbe successo al Reno. Poi l’ho inviato immediatamente (per posta, a quel tempo ancora si usava la posta!) al Corriere del Ticino. Trattandosi della posta svizzera, l’articolo arrivò ovviamente già la mattina successiva. Il direttore del Corriere mi telefonò immediatamente “Dottoressa, Lei è sicura di quanto scrive? Perché, se lo è, io lo pubblico! Ma deve esserlo….”

“Ne sono sicura direttore” risposi “Ho studiato proprio tossicologia delle acque, e quelle acque con cui hanno spento l’incendio sono finite nel Reno. Sono tossiche, il Reno morirà per un lungo tratto. Morirà tutto”

Lui ebbe il coraggio di darmi fiducia. L’articolo venne pubblicato. E dopo due giorni il Reno morì. Tonnellate di pesci avvelenati galleggiavano sulle acque diventate rosse. Il rosso in realtà era un colorante, forse l’unica cosa non tossica finita là dentro. Ci finirono, infatti, anche  1300 – mille e trecento –  tonnellate di prodotti agrochimici, pesticidi in parole povere.

Un disastro ambientale mai visto prima, le cui cause rimasero un mistero. Trent’anni più tardi un quotidiano, la Basler Zeitung, avanzò l’ipotesi secondo cui causa del disastro furono proprio i pompieri. E non soltanto per l’acqua finita nel Reno. Pare infatti che, proprio accanto al deposito della Sandoz, vennero in quei giorni depositati materiali pirotecnici destinati ad una festa per il pensionamento del ….comandante dei pompieri locali! Una assurdità mai approfondita perché ormai in prescrizione.

L’incendio di Schweizerhalle si trasformò in un incubo ambientale durato mesi durante il quale vennero distrutti centinaia di chilometri di spazio vitale lungo il fiume. Una sciagura che predissi per prima. O forse, che ebbi il coraggio di narrare per prima, prima ancora che accadesse.

Da allora continuai a scrivere.